E se il De Santis si fosse costruito a Canniviere?

Dalla forzatura istituzionale del 1980 al cambio di ubicazione imposto da Benedetto: altro tassello nella già tormentata storia dello stadio

Rossano D'Antonio
16/08/2021
Attualità
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MONTENERO DI BISACCIA. Come sarebbe andata se lo stadio fosse stato costruito dove originariamente ipotizzato? Si vuole che la storia non si faccia con i se, eppure è un esercizio sempre interessante provare a immaginare come sarebbe andata se... Aggiungendo anche un qualcosa che aveva e ha dell'incredibile, ecco gli ingredienti per fare un tuffo nel passato e aggiungere un altro tassello alla già travagliata storia dello stadio "Vincenzo De Santis".
Franati tribune e muri di recinzione dopo appena qualche anno dall'apertura dell'altro campo sportivo, situato vicino al santuario della Madonna di Bisaccia, si cominciò presto a pensare di spostarsi altrove e realizzarne uno nuovo. Ma inizialmente a decidere dove ubicarlo non fu l'amministrazione comunale, ma il commissario prefettizio, nominato alla guida del Comune dopo la caduta anticipata del sindaco Luciantonio Sacchetti a inizio marzo 1980, poco prima della scadenza naturale del mandato. Il commissario già ad aprile si premurava di indicare dove costruire il nuovo stadio, con una forzatura istituzionale singolare e incredibile, in contrada Canniviere. Si tratta della vallata dove scorre l'omonimo torrente, situata a ovest sotto l'abitato, dove in seguito sarebbe sorta la zona artigianale, ma che all'epoca era ancora spoglia di costruzioni e attività.
Un'evidente anomalia: un commissario prefettizio si limita a mandare avanti la macchina comunale e non prende decisioni, per altro a lungo termine, come pianificare una struttura così costosa e importante per una comunità che di lì a qualche mese avrebbe votato una nuova amministrazione e lui avrebbe lasciato e ragionevolmente dimenticato. Ma tant'è, a porre rimedio fu il sindaco Armando Benedetto nel dicembre 1981, spostando la sede del nuovo stadio dov'è adesso, in via De Gasperi. La zona era all'epoca quasi
Armando Benedetto, sindaco dal 1980 al 1985
aperta campagna, c'erano pochissime e isolate case. Da qui la contrarietà dei comunisti, in minoranza, per la lontananza dal centro abitato. Ironia della storia, anni dopo sarebbero stati proprio loro, con nome diverso e in alleanza con gli ex avversari moderati, a costruirlo e inaugurarlo. Nel frattempo se ne sarebbe parlato più volte in Consiglio comunale.
Ad esempio nel 1985, a causa dei ricorsi presentati dai proprietari cui erano stati espropriati i terreni. Si sarebbero accordati un anno dopo, per 10mila lire al metro (12,40 euro di oggi). Mentre nel 1986 arrivò la variante al progetto: occorrevano perizia geologica e rimodulazione del quadro economico. Tradotto: più soldi di quanti inizialmente ipotizzati. E ancora nel 1989 i finanziamenti richiesti tardavano ad arrivare, tant'è che infine si accese un mutuo. Nel febbraio 1991 il sindaco Nicola D'Ascanio annunciò che si poteva passare alle fasi finali della progettazione, ma a guastargli la festa ci pensò un suo collega di giunta e maggioranza. Per Luca Palombo, infatti, l'ubicazione dello stadio era sbagliata, poiché il terreno era instabile. Erano i prodromi di una crisi che avrebbe portato di lì a qualche mese al crollo inaspettato quanto clamoroso di una maggioranza tutta rossa. E mentre le crisi amministrative evolvevano, lo stadio intanto tornava ciclicamente a essere menzionato in Consiglio. Ogni tanto si parlava di inizio opera, ma c'era ancora da aspettare e nell'ottobre 1993 fu addirittura revocato l'incarico al direttore dei lavori. Arriviamo così al maggio di un anno dopo, quando fu riapprovato ancora una volta il progetto. Nel 1995 fu la volta del Piano economico finanziario, cominciava a vedersi una piccola luce in fondo al tunnel. Infatti due anni dopo i lavori partirono sul serio, l'enorme arena prodottasi dopo lo sbancamento fu usata nel primo anno anche per una corsa di cavalli. Nel giro di tre anni e per un costo finale di un miliardo e mezzo (1,12 milioni di euro di oggi) il "De Santis" diventava realtà e fu inaugurato nella celebre partita con il Bari nell'ottobre 2000.
Un momento della partita con il Bari
Il resto è storia più recente, dall'adeguamento per disputare l'unico campionato in serie D (300mila euro) alla chiusura negli anni Dieci, periodo sfortunato per il calcio locale, stridente con i fasti di solo un lustro prima. E poi la rinuncia all'erbetta vera in favore del sintetico. Infine l'acquazzone di questa estate e la messa fuori uso per diversi giorni della struttura. Il tutto condito dalle inevitabili polemiche, con contrapposti chi ritiene sufficiente la spazzolatura dell'erbetta sintetica e chi sospetta possa ripetersi ogni volta che piove. Chissà, intanto è il caso di tornare alla domanda di apertura: come sarebbe andata se anziché in via De Gasperi, zona di espansione urbanistica, si fosse costruito lo stadio dove individuato dal commissario prefettizio nel 1980, in contrada Canniviere? Non si saprà mai ed è ragionevole supporre che sia meglio così.

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