MONTENERO DI BISACCIA. Non fa più discutere come un tempo e in generale non se ne parla in termini di spreco di risorse pubbliche, almeno in ambito comunale, ma non è sempre stato così facile. E questo mese di luglio diventa occasione per ricordare la genesi e l'evoluzione del gettone di presenza per i consiglieri comunali. Oggi è una cifra irrisoria, come vedremo più avanti, eppure quando fu istituito quel rimborso fu oggetto di non poche polemiche. Qualche volta a parti invertite a distanza di poco tempo, in omaggio alla realpolitik in salsa montenerese.
Si parlò per la prima volta in Consiglio comunale del gettone di presenza per i consiglieri, oltre che dell'indennità per sindaco e assessore "anziano" (cioè chi prendeva più voti, non chi era più vecchio all'anagrafe) il 19 luglio 1974. Sindaco era Antonino Vitulli da quattro anni, a capo di una lista civica di ispirazione democristiana che si era alleata con il Partito comunista e altri. In fatto di compromesso storico Montenero era avanti, ma questa è un'altra storia. Tornando al gettone, in quella seduta del '74 a tuonare contro gli emolumenti per gli amministratori fu il consigliere di minoranza Gaetano De Risio, maestro elementare noto per il suo impegno politico in quegli anni. "Non si venga a dire che c'è una legge – il passo clou del suo discorso – perché ci sono tante leggi e al di sopra di ogni legge c'è una legge morale che vuole che le cariche pubbliche si ricoprano gratuitamente". Tra l'altro, sottolineò De Risio, era un momento difficile per le casse comunali, con i dipendenti che rischiavano di "non prendere gli stipendi". Dalla maggioranza replicò Filomena Potalivo, detta la cumunist: le indennità davano la possibilità di impegnarsi in politica anche alle classi meno abbienti. Dalla minoranza la Democrazia cristiana, quella ufficiale poiché anche la lista di Vitulli apparteneva allo scacchiere moderato, votò contro e si espresse per voce di Luciantonio Sacchetti. Lui e gli altri consiglieri del suo gruppo avrebbero devoluto il gettone di presenza all'Eca (Ente comunale di assistenza). La nemesi del gettone non tarderà a metterli nel suo mirino.
Difatti si tornò a parlarne appena un anno dopo, nel settembre 1975, quando sindaco era diventato lo stesso Sacchetti per mezzo di un'alleanza sempre con il Partito comunista. L'ex primo cittadino Vitulli, ora in minoranza, disse che era facile passare dal no di un anno prima al sì di adesso. Contro anche l'immancabile maestro De Risio. Dal canto suo il sindaco Sacchetti spiegò che si trattava di una formalità, essendo qualcosa che spettava per legge, non dipendente dal Consiglio comunale. Aveva detto più o meno le stesse cose Vitulli un anno prima. Le cifre erano 130mila lire per il sindaco (circa 700 euro di oggi), 65mila lire per l'assessore "anziano" (350 euro oggi) e 5mila lire per i gettoni di presenza dei consiglieri (circa 27 euro di oggi).
Le indennità furono ancora al centro di acceso dibattito all'inizio del 1986, sindaco Nicola D'Ascanio con un'alleanza anche stavolta fra comunisti e moderati (ma senza lo stemma della Dc). Le somme furono così stabilite: 800mila lire al sindaco (circa 1022 euro di oggi), 400mila agli assessori effettivi, non più solo l'anziano quindi (511 euro di oggi) e 15mila lire il gettone per i consiglieri comunali (19 euro di oggi).
Fin qui la storia del gettone comunale e più in generale delle indennità per chi si assume l'onore e l'onere di amministrare il paese. Oggi le cifre sono diverse, legate nel caso di sindaco e assessori a parametri come il reddito, e solo di tanto in tanto l'argomento torna nelle assise civiche. Il gettone per i consiglieri ora ammonta a 16,26 euro, l'equivalente di un giro di aperitivo se in cinque vanno al bar prima o dopo una riunione del parlamentino civico. Nel 1975 l'aperitivo non era di moda come oggi, ma ogni gettone permetteva un "giro" con nove partecipanti. E ancora nel 1986 la cifra era maggiore di oggi, previa rivalutazione.