Villa comunale: da centoventi anni cuore di Montenero

Da un'idea di Nicola Luciani l'opera che ancora oggi è il biglietto da visita per il paese. Ecco la sua storia

Rossano D'Antonio
08/07/2021
Cultura
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MONTENERO DI BISACCIA. Rimaneggiata più volte in oltre un secolo di esistenza, resta una delle parti più belle e importanti del paese, nonché un cuore verde in pieno centro. E come spesso accade, è ammirata da chi arriva da altrove, data per scontata da chi ci vive. Nota speziata, fu anche al centro di qualche polemica nel passato più o meno recente.
Parliamo della Villa comunale, che nella sua parte superiore fu costruita nel primissimo Novecento dall'allora sindaco Nicola Luciani. Questi era il notabile per eccellenza a Montenero in quel periodo. Di famiglia benestante, dotò Montenero di aziende modello (pastificio, mulino ecc.) e persino di energia elettrica. Eletto sindaco a fine Ottocento, ebbe l'idea di trasformare in giardino pubblico l'area brulla davanti il suo palazzo (il paese finiva di fatto nei pressi della chiesa di san Matteo). Il tratturo, poco sotto, era ancora in pieno esercizio.
Passarono i decenni e nel 1951, terminata da qualche anno la Seconda guerra mondiale, arrivò il monumento ai caduti, realizzato da un artista lucchese, per commemorare i giovani morti anche nel primo conflitto.
Nei primi anni Sessanta, con l'arrivo dell'acquedotto, fu dotata della prima fontana offerta dalla Cassa per il Mezzogiorno. Durò sì e no dieci anni, quando fu sostituita da una struttura esagonale ideata dall'amministrazione comunale guidata da Antonino Vitulli. Nel 1982 c'era ancora durante i festeggiamenti per la vittoria ai Mondiali di calcio dell'Italia: vi si rinfrescarono parecchi giovani entusiasti per il più prestigioso dei titoli sportivi.
Arriviamo alla grande ristrutturazione di metà anni Ottanta, quella che la rese così com'è ancora oggi. Rimaneggiare completamente la Villa comunale superiore fu un'idea dell'appena insediata amministrazione di Nicola D'Ascanio. Era l'ottobre 1985 e i lavori sarebbero iniziati circa due anni dopo, non senza polemiche. La minoranza si chiedeva se fosse davvero utile spendere tanti soldi e bollò la nuova fontana come "ultramoderna". Nel mirino c'era la scultura al centro della fontana, che fu chiamata "Le ali della libertà" dal suo autore, il bronzista montenerese Giuseppe Calgione. Divise come tutte le sue opere, ma dopo trentatré anni è pressoché uguale a quando fu montata e dopo aver anch'essa superato la non facile prova di una vittoria ai Mondiali di calcio, quelli del 2006.
Della vecchia Villa ancora oggi c'è chi rimpiange le comode e insuperate panchine in graniglia, alcune delle quali furono spostate nel giardino dietro il santuario della Madonna di Bisaccia. Al loro posto nel 1988 si videro solo quelle a forma semicircolare, di marmo e senza schienale. Siccome fu evidente da subito che non bastavano, negli anni sono state aggiunte altre panchine, di ferro e legno, con lo schienale.
Altra nota di colore: i lavori durarono tutto l'inverno 1987 e la successiva primavera, periodo durante il quale la Villa fu interamente recintata con ondulina zincata alta due metri, per questioni di normative in tema di sicurezza. Prima di allora non era mai accaduto, almeno a Montenero, che si isolasse da tutto il resto un cantiere. Così si sentivano martellate, impastatrici, demolitori ecc. ma non si vedeva nulla. Con la rimozione del recinto, all'inizio di luglio 1988, si mostrò di colpo l'opera finita, fatta eccezione per l'erbetta che ancora non cresceva. Superfluo aggiungere che i ragazzi qualche volta si erano già intrufolati a sbirciare, quando non c'erano gli operai o di sera.
Questa per sommi capi la storia della Villa comunale di Montenero, da centoventi anni luogo di aggregazione, dibattito, passeggio, gioco. Le foto proposte (per cortesia di Antonio Assogna) sono state scattate nei primi anni Sessanta e negli anni Duemila.

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